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INTERNAZIONALmente N. 1/2025 - Sezione Doganale

6 cose da sapere per affrontare la Guerra dei Dazi

a cura di

Dott.ssa Samuela Mestieri, Doganalista ed Export Compliance Officer presso C.A.D. Mestieri S.r.l. e Dott.ssa Maria Francesca Zaccara, Customs Law Consultant presso C.A.D. Mestieri S.r.l. 
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Il 47° Presidente degli Stati Uniti Donald J. Trump ha iniziato il suo secondo mandato attuando in parte quanto promesso durante la campagna elettorale: ciò che sta maggiormente destabilizzando il commercio internazionale, oltre al contenuto dei diversi Ordini Esecutivi, è tuttavia il frenetico susseguirsi di aggiornamenti, che rende ancora più complicato orientarsi in questo nuovo scenario.

Se di “guerra di dazi” si parla, perché non citare il testo “L’arte della guerra” di Sun Tzu, in cui lo stratega militare cinese cristallizza un principio fondamentale che – liberamente adattato – è utile anche nel contesto commerciale: «conosci te stesso e il tuo nemico», perché la conoscenza è consapevolezza e la consapevolezza apre la strada al cambiamento, capacità essenziale in un mondo che si trasforma.

Immaginando che il nostro “nemico” sia l’attuale contesto di conflitti commerciali, tanto destabilizzante per gli operatori economici, abbiamo quindi riassunto in 6 punti ciò di cui è essenziale aver consapevolezza per “difendersi” al meglio.

 

1.      La strategia comunicativa di Donald Trump

La confusione è voluta. Già in un’intervista del 2019, Steve Bannon - ex capo stratega della Casa Bianca - spiegava la strategia comunicativa da lui elaborata per sopraffare i media con un flusso incessante di notizie, dichiarazioni e scandali, nota come “flood the zone with shit” (inondare la zona di m***a): un approccio che mira ad impedire ai giornalisti di concentrarsi su un singolo argomento, creando così un “caos controllato” che favorisce l'agenda politica dell'amministrazione.

L’attuale Vice capo di Gabinetto della Casa Bianca Stephen Miller ha implementato una versione più efficiente della strategia, portando ad una continua saturazione dell'informazione e ad una difficoltà crescente per i media di svolgere un'analisi approfondita degli eventi.

 

2.      Selezionare fonti e collaboratori affidabili

In un’epoca in cui impera il clickbait dei titoli sensazionalistici, la viralità di alcuni contenuti sui social network e l’evoluzione vertiginosa dell’Intelligenza Artificiale, disorientare gli utenti è fin troppo facile.

Se a questo aggiungiamo la rapidissima diffusione di notizie - non sempre riportate correttamente - come dimostrato dal fenomeno delle fake news, allora selezionare fonti affidabili, verificare le notizie e confrontare i dati raccolti – anche tramite l’ausilio di professionisti del settore – può fare la differenza nel momento di prendere decisioni determinanti per la propria azienda.

Anche scegliere gli operatori doganali più affidabili cui rivolgervi può essere determinante, in quanto gli Ordini Esecutivi si susseguono rapidamente, modificando, sospendendo ed integrando quelli precedenti, talora dimenticando di precisare elementi essenziali per l’applicazione concreta. Questo lascia un margine di discrezionalità molto ampio alle Autorità doganali statunitensi, con le quali si interfacciano direttamente solo i vostri referenti in loco, che meglio possono spiegarvi, quindi, l’orientamento adottato dai singoli Uffici.

3.      Monitorare gli aggiornamenti

Anche se gli aggiornamenti sulle decisioni della Casa Bianca sono ormai riportati su tutte le testate giornalistiche, è sempre utile consultare direttamente le fonti statunitensi, in particolare sui siti ufficiali:

-          Il sito della Casa Bianca, dove è possibile leggere il testo integrale di tutte le Presidential Actions (Proclamations, Executive Orders, Presidential Memoranda);

-          Il sito della U.S. Customs and Border Protection, dove è possibile consultare gli avvisi dell’Autorità doganale americana, anche iscrivendosi alla loro newsletter;

-          Il sito del Federal Register, gestito dal National Archives and Records Administration (NARA) in collaborazione con il Government Publishing Office (GPO), dove è possibile consultare tutti gli atti ufficiali dell’esecutivo.

 

4.      I nuovi dazi: “America First Trade Policy”

La "America First Trade Policy", così come descritta dal Presidente Donald Trump il 20 gennaio 2025, mira a riformare radicalmente la politica commerciale degli Stati Uniti, mettendo al centro gli interessi economici e la sicurezza nazionale americani.

Finora è stata attuata in più modi, di cui riportiamo sommariamente la ratio dichiarata dall’amministrazione Trump:

-          Per affrontare i “disavanzi commerciali” sono stati introdotti i c.d. “dazi reciproci” con l’Ordine Esecutivo n. 14257 del 2 aprile 2025, nonché i dazi aggiuntivi sul settore automotive, sull’acciaio e sull’alluminio.

-          Per arginare gli effetti delle pratiche commerciali cinesi sulle catene di approvvigionamento industriali e sulle proprietà intellettuali statunitensi, è stato rivisto il regime “de minimis, cruciale per tutto il commercio elettronico in quanto prevede delle agevolazioni per le spedizioni di modico valore.

-          Per rafforzare la sicurezza economica nazionale, sono stati aggiornati i controlli sulle esportazioni di tecnologie strategiche e sulle importazioni di prodotti contraffatti e pericolosi per la salute pubblica, come il fentanyl: di qui, i dazi aggiuntivi su Canada, Messico e Cina, le c.d. “secondary tariffs” sul petrolio venezuelano, le esenzioni per alcuni prodotti strategici.

 

5.      Conoscere le proprie merci

Elementi come l’origine non preferenziale (c.d. geografica) e la nomenclatura delle merci sono strettamente connessi all’applicazione dei dazi sopracitati.

Conoscere la propria supply chain significa potenziare la compliance doganale: le fasi di lavorazione di un prodotto sono determinanti per attribuire correttamente il “made in” secondo le regole di origine non preferenziale, così come le caratteristiche e la funzione di un prodotto sono essenziali per determinarne la nomenclatura doganale, che ricordiamo essere uguale in tutto il mondo solo nelle prime 6 cifre.

Quando si tratta di commercio con gli Stati Uniti, la nomenclatura completa deve essere attribuita secondo le specifiche regole della Harmonized Tariff Schedule of United States (HTSUS).

6.      Circoscrivere il contesto di riferimento

Per avere un quadro completo del contesto in cui si opera è infine utile individuare i principali Paesi con cui si intrattengono rapporti commerciali, così da circoscrivere le possibili ritorsioni o esenzioni su cui è più strategico restare aggiornati.

Sono infatti da monitorare le contromisure dell’Unione Europea, per ora annunciate e temporaneamente sospese, così come quelle di Canada e Cina, che nel frattempo – oltre ad aver previsto dazi aggiuntivi - hanno anche presentato ricorso presso l’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO).





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